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Superlega: “I club di Premier League fanno tremare Florentino Perez, pronti a fargli causa”

La Superlega nel calcio

Il Terremoto Superlega non è destinato a placarsi

Secondo quanto riportato da ESPN, negli scorsi giorni i club di Premier League – dopo aver comunicato la loro intenzione a Inter, Milan e Atletico Madrid – hanno chiesto formalmente ed ufficialmente a Florentino Perez di sciogliere la società alle spalle della Superlega.

Si prospetta dunque un’altra battaglia legale, dopo quella già intrapresa dall’UEFA

Se il presidente del Real Madrid si rifiutasse di sciogliere la Superlega, i club di Premier League prenderanno in considerazione di intraprendere  un’azione legale.

Una notizia davvero clamorosa che sancisce la rottura ufficiale del progetto ideato da Perez e Agnelli.


A commentare tale indiscrezione ci ha pensato Paolo Ziliani, il giornalista ha così riferito:

“Quindi la notizia dell’ultima ora è che i 6 club inglesi “pentiti” chiederanno ufficialmente a Florentino Perez di sciogliere la Superlega: in caso di rifiuto, saranno loro a fargli causa. Direi che questa si chiama Waterloo, vero Andrea Agnelli?”, ha scritto su Twitter il noto giornalista senza far mancare la sua consueta frecciata al mondo juventino.

Intanto secondo quanto quanto riportato da Sky Sport

“A margine del saluto a Fabio Paratici, il presidente della Juventus è tornato sul tema Superlega e sui rapporti con l’Uefa: “La Superlega non era un colpo di stato ma un grido d’allarme disperato. La risposta sono state offese e arroganza. Non è così che si riforma il calcio”.


“Per molti anni ho cercato di cambiare competizioni europee dall’interno, i segnali di crisi erano evidenti già prima del Covid: la Superlega non è stato un tentativo di colpo di stato, ma un grido d’allarme disperato di un sistema che, non so se consapevolmente o meno, si indirizza verso l’insolvenza”. Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, torna a parlare del tema Superlega in occasione del saluto a Fabio Paratici e usa toni molto duri nei confronti dell’Uefa. “L’accordo fra i fondatori era condizionato al preventivo riconoscimento della competizione da parte dell’Uefa. La risposta è stata di chiusura, con termini offensivi e metodi arroganti, e poi si è indirizzata verso tre club. Non è con questo tipo di comportamenti che si riforma il calcio di fronte a questa crisi. Per fortuna so che non tutti in Uefa la pensano allo stesso modo. Il desiderio di dialogo, comunque, resta immutato. Altri sport hanno affrontato cambiamenti di questo tipo, e quasi tutti gli stakeholders concordano sul fatto che il modello vada cambiato”.