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Varriale: Giuntoli e Spalletti sono stati gli artefici principali del successo azzurro, assieme ai calciatori… perderli….

Giuntoli Juventus
A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Enrico Varriale, giornalista Rai
C’è ancora gioia per il tricolore degli azzurri?
Il Napoli ha vinto Scudetto con discreto anticipo, c’è stato tempo per metabolizzare il successo e le emozioni di una festa partecipata, e che ha regalato la soddisfazione di festeggiamenti senza gli incidenti ed i rischi paventati da qualcuno. Ora, però, con la nuova stagione si volta pagina”
Cosa perde il Napoli con l’addio di Giuntoli e Spalletti?
“Perde tanto. Giuntoli e Spalletti sono stati gli artefici principali del successo azzurro, assieme ai calciatori – che mettono ciò che una società costruisce ed un allenatore impartisce – ed il presidente. Il direttore sportivo è con il Napoli da otto anni, contribuendo alla crescita del club verso i grandi traguardi, nazionali ed europei. Spalletti, invece, negli ultimi due anni ha garantito quel tocco in più. L’aspirazione a cambiare strada, ed a ricercare nuovi stimoli, da parte del direttore è del tutto comprensibile. Di Spalletti, sinceramente, non pensavo fosse possibile un addio dopo una stagione trionfale come questa. Il Napoli gode ancora di un vantaggio notevole rispetto alle rivali. Vantaggio che il club potrà conservare se la squadra non verrà smantellata, ma che Giuntoli e Spalletti avrebbero potuto valorizzare ulteriormente. Non è, inoltre, da sottovalutare la strategia del Napoli di cambiare. Spesso, l’anno della conferma dopo la vittoria è quello più deificale, dovendo misurarsi con ambizioni e stimoli. Cambiare può essere utile proprio a tal fine, e potrebbe conferire stimoli ulteriori. La voglia di conquistare il nuovo allenatore, e ricreare quella coesione e quel gruppo che hanno costituito il vero segreto del trionfo partenopeo. È innegabile, tuttavia, che l’addio di Giuntoli e Spalletti sarà il vero punto interrogativo della nuova stagione”
Quali sono le motivazioni che hanno spinto il tecnico a lasciare il Napoli?
“Ebbi modo di parlare con Spalletti prima della partita della Salernitana, e non sembrava essere in procinto di lasciare il club. Ciò detto, c’è sempre stata la consapevolezza che il trionfo azzurro rappresentasse, per Luciano, il coronamento di qualcosa di perfetto. Quel che ha fatto il Napoli ha qualcosa di straordinario. DI questi tempi, lo scorso anno, si criticava tutto e tutti. Il presidente nemmeno poteva uscire dall’albergo a Dimaro… Quest’anno, poi, il Napoli è riuscito a vincere lo Scudetto attraverso la valorizzazione di calciatori che hanno saputo rivelarsi eccezionali e, soprattutto, attraverso un gioco straordinario. È chiaro, quindi, che la sindrome da appagamento, che ti porta a pensare che più di così non si possa fare, ci può stare. A Napoli, Spalletti, ha dato veramente tutto, La scelta di dormire nel centro sportivo…  È la fotografia di un uomo che ha dedicato tutto sé stesso a questa impresa. Secondo me, non ha creduto che si potesse replicare quanto realizzato, ed oltretutto che si potesse soddisfare l’ambizione europea del presidente. È giusto che un imprenditore come De Laurentiis guardi avanti. Alle tante motivazioni ulteriori di cui si è letto credo poco. Tra il presidente e l’allenatore c’è sempre stato un rapporto privo di contrasti, e la separazione è stata tra le più civili. Nel calcio sono andati via altri allenatori dopo un successo, e qualcuno anche sbattendo la porta. Ricordo Conte dopo gli anni sulla panchina bianconera”
Crede che De Laurentiis sia rimasto ferito dall’addio di Giuntoli?
“Qui credo bisognerebbe discutere sui tempi. Giuntoli è un dirigente che era ancora sotto contratto con il Napoli, aspetto su cui la stampa non si è concentrata molto, a differenza di altre occasioni in cui tale situazione è stata sottolineata con la matita rossa. De Laurentiis è presidente che tiene molto al rispetto di quei contratti che, ormai, sono celebri. Se poi vai via, dopo un anno trionfale e lasciando il contratto in essere, il malcontento ci sta. Alla fine, però, prevale sempre il realismo. Tenere Giuntoli un anno, inutilmente, sarebbe stata soltanto una ripicca, forse ingiusta nei confronti di un dirigente che ha contribuito alla vittoria del Napoli. Tutto sommato, si è chiusa una vicenda enfatizzata anche dai protagonisti di questa storia”
Archiviata la pratica Kim, chi sono i calciatori che dovrebbero assolutamente restare per mantenere il vantaggio competitivo di cui gode il Napoli?
“Potrei dire tutti, ma volendo essere concreti rispondo Osimhen. Kim è stato una delle colonne della squadra, ma va anche detto che i difensori incidono nella costruzione di una squadra soltanto per il 15%. Sono gli attaccanti ed i fantasisti a fare gol, ed a costruire occasioni. Io, da questo punto di vista, dico che le recenti parole di Osimhen sono una dichiarazione d’amore verso il Napoli e verso la città. In un’epoca in cui le bandiere, ormai, non esistono da tanto, le parole del nigeriano ci dicono di un calciatore perfettamente calato nella realtà di Napoli. Le sue dichiarazioni dell’attaccante sono dissimili persino a quelle di Maradona e Lavezzi, che lamentavano l’impossibilità di uscire di casa. Al di là dei gol che ha firmato, Victor è per il Napoli una manna dal cielo. Mette in difficoltà le difese avversarie, fa salire le squadre. Si dice che Frattesi possa essere l’uomo mercato di questa estate, ma non credo sia un calciatore che sposta gli equilibri come il nove azzurro… È un nome imprescindibile per confermarsi in campionato e poter essere competitivi in Europa, come richiesto dalle ambizioni del presidente”
150 milioni offerta irrinunciabile per il nigeriano?
“Sono valutazioni che competono all’area societaria. È chiaro che con 150 milioni in cassa la società mette a posto i conti, e può impostare il mercato in un certo modo. Il tutto in un momento non propriamente felice per il calcio italiano, e per le sue finanze. Nelle valutazioni tecniche e sportive, però, va considerato che un eventuale sostituto di Osimhen, con le sue stesse caratteristiche e la sua forza, sia davvero difficile da trovare. L’impatto nel calcio italiano, con la sua tattica, richiede una certa prontezza. Solo il City ha un giocatore che possa dirsi al suo livello. Tuttavia, il Napoli è una società solida che non ha bisogno di vendere. È un grande merito di De Laurentiis che, spesso, i giornali dimenticano di sottolineare. L’Inter, se non vende Onana non può comprare nessuno, e tutti i problemi della Juve sembrano risolti con l’arrivo di Giuntoli. Il club partenopeo, invece, può andare sul mercato e comprare, ed ha anche la forza di rifiutare eventuali proposte per il nigeriano. Alla luce del mercato attuale, in cui Tonali viene pagato 80 milioni, 150 per Victor sono anche pochi. Forse 200 sarebbe la valutazione più opportuna. Sono valutazioni che, chiaramente, sono eccessive, ma bilanciate al criterio di un mercato folle”
Si aspettava che il caso Juve finisse in questo modo?
“Sul discorso della Giustizia Sportiva bisognerebbe aprire un capitolo di ore… Credo che le vicende che si sono, in qualche modo, svolte in questo tema, dovrebbero far riflettere tutti. Guardandolo proprio dal punto di vista dei tifosi bianconeri, che hanno criticato chiunque riportasse notizie ed indiscrezioni sulla vicenda. Tutti erano convinti che il filone più preoccupante non fosse quello legato alle plusvalenze, ma alla vicenda della Consob e degli stipendi. La Giustizia Sportiva ha condannato la Juve, per il suddetto filone plusvalenze, con una penalizzazione di dieci punti, seppur con modalità discutibili con un campionato ancora in corso. Tuttavia, sull’altra tematica è venuto fuori un patteggiamento di 700000 euro. Un rischio per la Giustizia Sportiva, un caso che potrebbe assurgere ad esempio per future condanne. Il rischio vero è che ci sono società che, come la Reggina, per un problema meno grave rischiano di non poter disputare il campionato di B. Ancor più eclatante, e sconcertante, il caso del Lecco. Dunque, il caso Juventus rischia di complicare ancor più le cose, inducendo a credere che non ci siano certezze in questo sport. È vero, infatti, che la Giustizia Sportiva è chiamata a giudizi affrettati, ma è anche vero che la coerenza è quanto mai richiesta. Ho qualche amico del Chievo, ed andrebbe ricordato il motivo per il quale la squadra veneta è scomparsa dal calcio italiano…”