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Verso Madrid con il dubbio fascia sinistra: e se si aprisse un televoto?

Auguri di Natale del Napoli

Out Olivera, la città si interroga: chi schiererà Mazzarri al posto dell’uruguaiano?

Real Madrid-Napoli. Piano, bisogna andarci piano. Con l’entusiasmo, naturalmente. E con i paragoni, soprattutto. Certo, il Napoli visto all’opera contro l’Atalanta – quello del primo tempo, in particolar modo – ha ricordato, per larghi tratti, la squadra entusiasmante della scorsa stagione. Chi conosce il complicato mondo del Calcio, però, sa benissimo che la vittoria ottenuta contro la compagine di Gasperini va contestualizzata nella maniera giusta.

Per carità, vincere a Bergamo non è mai facile. Per nessuno. Tantomeno per i campioni d’Italia. Ma non è questo il tempo per proiettarsi in dannosissimi voli pindarici. La cura Mazzarri, del resto, è ancora agli albori. Inoltre, per amor di verità, va sottolineato che con lo stesso Rudi Garcia, in trasferta, il Napoli viaggiava a una media punti da scudetto. Dettaglio, quest’ultimo, da non sottovalutare quando ci si imbatte in delle analisi dettate dal senno di poi.

Detto questo, gli accorgimenti tattici e motivazionali apportati dal tecnico toscano, sono apparsi piuttosto evidenti sin dai primissimi minuti della gara disputata dai partenopei in terra lombarda. Non per buttarla in caciara – ci mancherebbe – ma gli occhi di Kvaratskhelia e compagni, sabato sera, sembravano quelli di Rambo a caccia dello sceriffo Teasle. A Madrid, domani, sarà una storia diversa. Totalmente. Carletto Ancelotti – che a Napoli è stato trattato come Bortolo Mutti – vorrà togliersi i suoi bei sassolini dalle scarpe. Come all’andata, d’altronde. Anche al cospetto di alcune assenze pesanti (ben otto) che hanno dimezzato la (comunque) fortissima rosa delle merengues.

Niente paura. Giocare nelle notti magiche di Champions, infatti, rappresenta già di per sé una grossa motivazione per scendere in campo – e che campo! – con la voglia di stupire. Niente paragoni, dicevamo all’inizio. Ed allora è inutile affacciarsi dalle parti del primo Napoli di Mazzarri. Quello che, tanto per intenderci, si presentò al Manchester City ed all’Europa calcistica tutta, attraverso un golazo di Edinson Cavani. Sembra preistoria. Quasi come i racconti di Antonio Cassano alla (fu) Bobo Tv.

Considerato l’infortunio occorso ad Olivera (ne avrà per almeno sei/otto settimane), c’è molta curiosità riguardo al sostituto dell’esterno uruguaiano. La città si interroga: Juan Jesus? Natan? Zerbin? Chi schiererà Walterone sulla corsia di sinistra? Magari, si potrebbe aprire un bel televoto – in stile Grande Fratello Vip – fra i baretti e gli esercizi commerciali. Scherzi a parte, siamo certi che Mazzarri farà di necessità virtù. Il trittico terribile (Real Madrid-Inter-Juventus) è appena cominciato. Ma chi ben comincia è a metà dell’opera.

Ed il tecnico di San Vincenzo ha già ottenuto i primi attestati di stima. Anche dal gruppo. Soprattutto dal gruppo. L’abbraccio (ed il bacio) di Kvara – lo stesso che aveva mandato al diavolo Garcia dopo una sostituzione – immortalati subito dopo la vittoria di Bergamo, dimostrano – semmai ce ne fosse stato bisogno – che quanto seminato da Mazzarri in appena due settimane, è già stato recepito nella giusta maniera dalla squadra. Non era semplice. Né scontato.