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The Day After Torino-Napoli: il lunedì postatomico dei tifosi azzurri

Si è sciolto come neve al sole, il Napoli. Si è disintegrato.

Napoli. È un lunedì postatomico. La sconfitta di ieri rimediata dal Napoli contro i granata di Juric, infatti, ha spazzato via ogni minima parvenza di certezza dall’ambiente azzurro ed anche oggi, a mente fredda, ci si interroga sui perché di una disfatta che probabilmente rappresenta il momento più basso della gestione De Laurentiis. Si è sciolto come neve al sole, il Napoli. Si è disintegrato. Dell’undici cazzimmoso ed arrembante dello scorso campionato – che andava in campo con la stessa sfrontatezza di Bud Spencer e Terence Hill sul set di “Altrimenti Ci Arrabbiamo!” – probabilmente è rimasto solo il tricolore sul petto. E anche quello, tutto sommato, avrà vita breve.

L’Inter capolista dista ben venti punti dai partenopei, un gap mostruoso per una squadra che di questi tempi, nella scorsa stagione, maramaldeggiava allegramente sugli avversari. Il presente, però, ha presentato il suo salatissimo conto già da un pezzo e la partitaccia disputata in quel di Torino non è altro che l’ennesima figuraccia auto procuratasi da un gruppo che ha smarrito, forse in maniera definitiva, il suo Sacro Graal.

Appaiono emblematiche, in tal senso, le immagini che immortalavano Walter Mazzarri solo e pensieroso all’interno del gabbiotto dello stadio Olimpico Grande Torino. Lungi da noi voler esentare da colpe il tecnico toscano, ci mancherebbe, ma se proprio volessimo affibbiargliene una – tra le altre – diciamo che Mazzarri ha commesso la stessa, identica ingenuità di Rudi Garcia: fidarsi ciecamente di un roster che – nonostante la strameritata vittoria dello scudetto (otto mesi or sono) – di vincente, nel proprio DNA, non ha nulla o quasi.

Del resto, la catastrofica prestazione offerta contro un Toro tutt’altro che trascendentale è lì a testimoniarlo; Di Lorenzo e compagni sembrano giocare accompagnati da una specie di stato d’ansia perenne, come se da un momento all’altro ci si aspettasse la condanna a morte da parte degli avversari. Un’altra immagine negativamente iconica del capitombolo di ieri è quella relativa all’ingresso in campo del neoacquisto Pasquale Mazzocchi: entrato al 46’ della ripresa al posto di un evanescente (tanto per usare un eufemismo) Piotr Zieliński, l’ex capitano della Salernitana si è fatto espellere – dopo appena cinque minuti – per un’entrataccia su Lazaro che non lasciava margini di proteste. Nella foga esagerata (ma giustificabile) di Mazzocchi, in pratica, vi è l’ennesima diapositiva malinconica del Napoli 2023-2024.

Il tempo, intanto, scorre inesorabile. E se non fosse per la pochezza tecnica delle altre contender, i partenopei sarebbero già tagliati fuori dalla corsa alla zona Champions. Va da sè, naturalmente, che considerata la situazione attuale, pure il quarto posto appare come una sorta di chimera irraggiungibile. Urge una sveglia. Come già sottolineato dal sottoscritto qualche giorno fa, però, il Mercato da solo non basta. Deve ricompattarsi, il Napoli. Ritrovare quell’unità d’intenti – tecnica e societaria – che nel corso degli anni ha permesso al club azzurro di ritrovarsi nei piani alti del mondo del pallone. Al solito, simposi e caccia alle streghe sono già (ri)cominciati. Ma a questo, il presidente De Laurentiis e gli altri, si saranno abituati già da un pezzo.