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CDS- Barbano: con il virus l’italia si è “capovolta”

Barbano lo dice senza mezzi termini: L’Italia messa a soqquadro dal  coronavirus.

“Il virus ha capovolto il paese, sanità lombarda costretta a chiedere aiuto al Sud” il vice direttore del Corriere dello Sport, Alessandro Barbano, ha messo in evidenza, nel suo editoriale, la situazione che vive l’Italia. Il giornalista è entrato nel merito del campionato con inevitabile riferimento  all’emergenza Coronavirus: “La verità è che il calcio continua a vivere nella sua bolla. Sospeso sulla realtà a diecimila metri d’altezza. Se atterrasse, vedrebbe che accade sulla pista dell’aeroporto di Bari, dove due medici tentano invano di rianimare un paziente in arresto cardiaco, appena trasferito da Bergamo e diretto al Policlinico pugliese. Avete ben compreso, il virus ha capovolto il Paese, e la sanità lombarda è costretta a chiedere aiuto agli ospedali del Sud. In questo clima, si discute della ripresa degli allenamenti e della Serie A. Si può fare, a patto di stare nella realtà”.

Guardare in faccia alla realtà e avere il coraggio di fare dei grossi sacrifici 

 “La realtà ci racconta un Paese stremato dai lutti (solo ieri se ne contano 475), dalla fatica e dalle privazioni, in attesa di un picco epidemico che non sembra voler arrivare, incerto sulle strategie sanitarie e diviso politicamente tra governo e regioni del Nord. Mentre si discute se rafforzare i divieti o piuttosto praticare il tampone a tutta la popolazione, l’unica certezza che si fa strada riguarda la proroga della zona protetta per l’intero territorio nazionale oltre il 3 aprile.”

Un danno economico di centinaia di milioni ma bisogna andare oltre

Barbano, quindi, prosegue: “Il calcio ha fatto i suoi conti, ed ha legittimo motivo di preoccuparsi: se il campionato non si concluderà, il danno per mancati introiti ammonterà a 750 milioni di euro, una cifra sufficiente per mandare in default tutte le big della serie A. Chiedere una decurtazione degli ingaggi ai calciatori è legittimo, ma quanto praticabile? Quasi tutti sono ancora a disposizione dei club, in attesa di capire che succede. E l’attesa si paga. Se il 14 aprile gli allenamenti non dovessero riprendere – e tutto fa pensare che non accadrà -, immaginare di tornare a giocare il 3 maggio, sia pure a porte chiuse, sarebbe una pazzia. Concludere i campionati, rispettando la salute, significa impegnare l’estate, sforando dalla dead line del 30 giugno.”

Patto tra società e calciatori

“Per salvare il calcio serve un patto tra società e calciatori: che prolunghi i contratti senza tagliare gli stipendi. Una stagione di quindici mesi pagata per dodici. A cui inevitabilmente seguirà una stagione di nove mesi pagata per altrettanti dodici. Rispettando gli ingaggi e garantendo i diritti televisivi”. 

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