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Saverio Tommasi, il giornalista di Fanpage insultato dai negazionisti durante la Marcia per la liberazione

Saverio Tommasi Fanpage

Saverio Tommasi è stato accerchiato e minacciato da alcuni manifestanti mentre lavorava

Un’incresciosa vicenda è capitata a Saverio Tommasi, giornalista di Fanpage. Questi sabato 10 ottobre era a Roma per realizzare un servizio sulla “Marcia per la liberazione”. Si trattava della protesta dei negazionisti della mascherina e del Covid-19.

Il cronista stava facendo delle domande ai presenti. All’improvviso gli sono stati rivolti degli insulti. A poco a poco le offese sono aumentate. Insieme a lui c’era una collega operatrice per girare il filmato del reportage.

Saverio Tommasi è stato addirittura accerchiato da alcuni facinorosi. Aggredito verbalmente, sono iniziati anche gli strattoni e le spinte. I manifestanti hanno cercato di “convincerlo” così ad andarsene.

Prima che la situazione degenerasse, è intervenuta la polizia. Alcuni agenti in borghese hanno scortato il giornalista e l’operatrice lontano dalla piazza per preservarne l’incolumità.

Tommasi, dopo aver rischiato l’aggressione, ha affermato: “È un problema che due giornalisti non possano stare in piazza a fare il loro lavoro”.

“La libertà di informazione riguarda tutti”

Saverio Tommasi su Facebook ha fornito il suo primo racconto di quanto accadutogli a Roma. Ha spiegato che ha vissuto una giornata decisamente complicata.

Quindi ha aggiunto che si è ritrovato scortato dalla polizia che lo ha protetto dalla ferocia dei manifestanti. A tal proposito, il giornalista di Fanpage ha ammesso di non aver capito perché i negazionisti del coronavirus fossero così arrabbiati con lui.

Dopo aver ringraziato forze dell’ordine e colleghi, ha menzionato Wendy Elliott, l’operatrice che era con lui a Roma. Ha detto che nei momenti più duri entrambi si sono guardati e si sono fatti forza a vicenda per andare avanti.

Infine ha evidenziato che “la libertà di informazione riguarda tutti”. Saverio Tommasi ha concluso sottolineando che i presidi sanitari, quando sono organizzati correttamente: “Non sono una dittatura sanitaria”.

Subito dopo ha voluto ricordare: “I morti per Covid-19 non sono un’invenzione del Nuovo Ordine Mondiale”.

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