fbpx

Caro Napoli, è iniziata la fase più importante della tua stagione…

Al “Maradona” arriva un Hellas che non ha nulla da perdere

Napoli. Gli azzurri si preparano ad affrontare il Verona con la stessa tranquillità con cui Carlos Sainz – avrete saputo tutti dell’arrivo di Hamilton in Ferrari a partire dal 2025 – gareggerà per il cavallino rampante durante la prossima stagione. Già. Perché ai problemi atavici di un’annata per nulla ordinaria – almeno sin qui – si aggiungono pure quelli legati agli inevitabili malumori (dell’ambiente e non solo) dettati dall’ufficialità delle liste riguardanti Champions e Massima Serie.

Ciò detto, era nell’aria, ma fa comunque un certo effetto, vedere il nome di Piotr Zielinski depennato dall’elenco di coloro che prenderanno parte alla massima competizione europea dell’universo pallonaro. Neanche un anno fa, infatti, il centrocampista polacco era stato uno dei protagonisti più celebrati dell’epica e trionfale cavalcata Spallettiana. La sua esultanza – disteso “a quattro di bastoni” sul prato dello “Stadium” – subito dopo l’assist per il goal decisivo siglato da Giacomino Raspadori in quel di Torino, rimarrà uno dei momenti più iconici della storia recente del club. Oltre che un’immagine ben impressa negli occhi e nei cuori dei tifosi. Insomma, non si tratta dell’esclusione di un calciatore qualunque.

Epperò, le vie del mercato sono (in)finite e chi di Marotta ferisce, di Marotta perisce, deve aver pensato qualcuno. Fino al prossimo giugno, naturalmente. Demme – che nelle ultime gare era stato ripescato da Mazzarri come un vecchio flipper in soffitta e che si è fatto pure un discreto mazzo nelle gare in cui è stato impiegato – con molta probabilità rivedrà il terreno di gioco del “Maradona” solamente in veste di tifoso. Non è sempre facile la vita quando ti chiami Diego e giochi nel Napoli.

Così come non sarà facile affrontare un Hellas che, al netto di un’evidente smobilitazione societaria e di una classifica non proprio allegrissima, si presenterà a Fuorigrotta con il coltello tra i denti. Del resto, la squadra allenata da Marco Baroni ha ben poco da perdere, un po’ come la Salernitana di poche settimane or sono. Negli ultimi giorni, però, il quesito che attanaglia maggiormente gli abitanti della terza città d’Italia è quello relativo al modulo ed all’atteggiamento con cui Mazzarri intenderà mandare in campo i Suoi domenica pomeriggio.

Sì. Perchè col Verona occorrerà sfoderare una prestazione completamente agli antipodi rispetto a quella offerta con la Lazio (a detta di chi scrive, una delle più brutte degli ultimi dieci anni). Per dirla in una maniera piuttosto spicciola: il catenaccio va disintegrato. Se nel 2023 il Napoli è riuscito a centrare l’obiettivo del terzo scudetto, lo si deve soprattutto ad una mentalità vincente e ad un’estetica tecnica dannatamente spumeggiante (il tanto vituperato “bel gioco”) figlie di un lavoro iniziato più di quindici anni fa e consolidato, a suon di risultati, nel corso del tempo. Di certo non aggrappandosi ad una filosofia arrendevole, che sarà pure pratica nell’immediato, ci mancherebbe, ma che non porta a risultati clamorosi nel medio-lungo termine. Nella settimana che precede Sanremo (in bocca al lupo, Geolier!) il Napoli deve decidere quale tipologia di canzone vuole essere, se una scatenata ‘up-tempo’ o una vecchia ‘ballad’ che sa di già sentito.