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Il primo miracolo di Calzona: è ritornato il Calcio in città

Calzona

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4-3-3 al centro del villaggio e tutti contenti…

Napoli. Sembra niente, ma il primo “miracolo” di Calzona è stato compiuto: a Napoli, per qualche ora, si è parlato solo ed esclusivamente di Calcio. Senza polemiche di sorta (più o meno), senza (s)manie di protagonismo, senza sentirsi necessariamente degli allenatori in pectore.

Già. Perché tra i vicoli della terza città d’Italia, che rappresenta una specie di macrocosmo a sé stante, vi è un numero – piuttosto nutrito, in realtà – di Soloni del pallone, di tuttologi della domenica, di “espertoni” un po’ improvvisati e per questo, decisamente tragicomici. Gli stessi, in pratica, che riempivano di improperi “un certo” Luciano Spalletti durante il suo primo anno di permanenza sulla panchina azzurra.

Dopo la gara col Barcellona, in verità, risulta alquanto difficile criticare l’operato di mister Calzona. Certo, per chi scrive, le sostituzioni di Kvara e del ritrovato Osimhen, gridano ancora vendetta. Il georgiano, soprattutto, è uno di quelli da cambiare solamente se convocato dall’FBI o da Paolo Sorrentino per un eventuale ruolo da protagonista in suo film. Epperò, l’ex vice di Sarri e del sopraccitato Spallettone (per chiamarlo alla Mourinho), attraverso tali mosse, ha mostrato una buona dose di personalità. All’ambiente ed al gruppo da lui allenato. Altroché.

Ed allora a Cagliari si va con un pizzico di tranquillità in più. Se non altro, arrivati a questo punto della stagione, i Campioni d’Italia non hanno più nulla da perdere. Sì. Perché finanche il più ottimista dei sostenitori azzurri avrà intuito l’antifona di questa fase intermedia del campionato: pensare di qualificarsi alla prossima edizione della Champions League, infatti, equivale un po’ a sperare di organizzare un rave con dei monaci tibetani.

Troppe squadre precedono il Napoli e non tutte concedono punti a destra e a manca (come fatto dagli azzurri sino alla gara con il Genoa). L’Atalanta, per esempio, si è trasformata in una macchina da guerra. E cosa dire del Bologna di Motta? Va da sè, naturalmente, che nello Sport, così come nella vita, non è mai detta l’ultima parola. Tra l’altro, ci sarebbe da recuperare pure il match di Sassuolo contro i padroni di casa. Di certo non una schiacciasassi. Vedremo.

Cagliari, dicevamo. I tifosi sardi aspettano questa gara così come i vietcong aspettavano gli americani sul finire degli Anni Sessanta. Storicamente, giocare contro i rossoblù non è mai facile. Nel bene o nel male, i ragazzi di Ranieri  hanno sciorinato una precisa identità tattica. Oltre ad un Pavoletti che grida vendetta ogniqualvolta incroci i partenopei sulla propria strada, ovviamente. Insomma, non si tratta di una compagine allo sbaraglio. Tutt’altro. Per Calzona, in effetti, il ballo più impegnativo sarà proprio quello del “Sant’Elia” con il glorioso club del grande ed indimenticato Gigi Riva.

E adesso che il 4-3-3 è ritornato al centro del villaggio (con questa, le citazioni epiche degli ex tecnici della Roma, passano a due), il Napoli dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) presentarsi in Sardegna con un atteggiamento un tantino diverso rispetto a quello adottato nelle ultime sortite esterne, quando in panchina c’era Mazzarri. E a proposito del vecchio Walterone, chissà se davvero non abbia guardato la gara col Barcellona o se, magari all’ultimo momento, abbia deciso di buttare un occhio ad Amazon Prime ed alle immagini provenienti dal Maradona. Comunque sia andata, il tecnico di San Vincenzo resta un pezzo di Storia del Napoli. Chi ama non dimentica.