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Altro che Tom Cruise, è quella del Napoli la vera Mission Impossible

A Fuorigrotta, domenica, arriva il Frosinone di Di Francesco

A Napoli non si fa altro che parlare della questione stadio e del papabile nuovo allenatore. Segno tangibile, quest’ultimo, del fatto che la stagione attuale, all’ombra del Vesuvio, sia considerata oramai alla stregua di una mera (e grigia) formalità, purtroppo. Già. Perché è inutile girarci intorno: sarà piuttosto difficile per Calzona e gli altri riuscire ad agguantare l’Europa che conta. Anche al netto di una vittoria come quella di Monza. Bella, per carità, ma arrivata un po’ fuori tempo massimo.

Sono troppi, infatti, i punti persi per strada dal Napoli lungo il cammino. Con buona pace di tutti quei sognatori metropolitani che ritengono Di Lorenzo e compagni capaci dell’impresa di vincere tutte e sette le gare che mancano da qui alla fine del campionato. Altro che Tom Cruise, è quella del Napoli la vera mission impossible. Monza, dicevamo. Il secondo tempo disputato in terra brianzola ha messo in risalto quasi tutte quelle peculiarità che in fase di pronostico, ad inizio stagione, avevano fatto collocare – ad appassionati ed addetti ai lavori – la squadra campione d’Italia in cima alle varie griglie di partenza.

Vedere gli azzurri maramaldeggiare sulla squadra allenata ottimamente da Palladino, se possibile, ha acuito ancor di più la rabbia per un’annata che avrebbe potuto vantare un retrogusto decisamente diverso. Epperò, nel Calcio come nella vita, a contare sono i fatti. I numeri. Quelli del Napoli ci dicono che l’assalto al “Forte Apache” andava imbastito mesi addietro. Più o meno nello stesso periodo in cui Natan collezionava le sue poche presenze da titolare in maglia azzurra, prima di finire risucchiato nello stesso oblio del caro vecchio Jesper (Lindstrøm).

E lo stesso discorso, se vogliamo, ultimamente potremmo estenderlo anche al buon Pasquale Mazzocchi, titolarissimo nella gestione Mazzarri e comparsa non pervenuta con Ciccio Calzona. Misteri del pallone. Domenica, intanto, al “Maradona” arriva il Frosinone di Eusebio Di Francesco. Sì, quel Frosinone. Ossia, la compagine che in quel di Fuorigrotta, durante una fredda serata dicembrina, ha eliminato gli azzurri dalla Coppa Italia con un sonoro 4-0 che rappresenta una delle macchie più pesanti della Storia recente del club azzurro. Poco da dire.

I ciociari, tra l’altro, pur se impelagati nella lotta in zona retrocessione, arriveranno a Napoli ringalluzziti dal pareggio interno conseguito contro il Bologna “dei miracoli” (e tra questi ci mettiamo il fatto di avere uno come Thiago Motta seduto sulla propria panchina). Va da sé, naturalmente, che quello di battere la squadra laziale dovrà essere non solamente un obbligo ma un dovere. Quasi morale. Nonché il minimo sindacale per un gruppo che vuole provare a raggiungere un traguardo pressoché utopico, dopo aver gettato alle ortiche buona parte della stagione a suon di prestazioni in stile “Corazzata Potëmkin

Sette vittorie in sette partite, dunque. Sperando che le altre le perdano quasi tutte. “A me, me pare ‘na strunzata”, avrebbe sentenziato il compianto Gino Cogliandro dei Trettrè. Ad ogni modo, chi scrive sarà ben lieto di essere smentito.