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La solidarietà al tempo della Pandemia da Coronavirus…una storia italiana

La solidarietà al tempo della Pandemia da Coronavirus…una storia italiana

Ci sono storie che a volte è difficile raccontare, storie di umana solidarietà che lasciano profondo sgomento, storie che cominciano aprendo il nostro cuore, ma che si concludono con l’amarezza e lo sconforto di chi ha ascoltato.

Ci sono storie dove il principe azzurro rimane ranocchio e la bella principessa, ultima del casato, è ignorata e vituperata dalla famiglia intera…Cenerentola non vive più tra noi!

Siamo a Milano e la storia che raccontiamo presenta uno spaccato di vita che riguarda Roberto Silva e Francesco.

Roberto è un Operatore Socio Sanitario dell’ospedale San Raffaele e Francesco è il proprietario di note pizzerie del capoluogo lombardo.

Il tempo in cui si sviluppano i fatti è il periodo che corrisponde alla prima ondata della pandemia da Coronavirus, ma Roberto e Francesco si conoscono da prima.

Roberto, con i suoi amici di Milano Azzurra, primo gruppo nato a Milano di tifosi innamorati del calcio Napoli, spesso va a pranzo da Ciccio Pizza, il locale di proprietà di Francesco.

Tra i due si instaura una vera, bella amicizia.

Oggi Roberto è con noi per raccontarci di Francesco: “Ciao Roberto, prima di raccontarci dell’amico Francesco, vogliamo sapere di te, quale ruolo hai al San Raffaele?”.

“Sono un OSS, nel tempo libero organizzo eventi sportivi. Nel 2015 chiesi all’Amministratore Delegato di costruire un centro sportivo. Quest’ultimo dopo avermi ascoltato, accettò e vidi finalmente nascere il centro sportivo del San Raffaele. La sera, dopo il mio lavoro in ospedale, mi occupavo io stesso delle attività sportive che si svolgevano al suo interno”.

“Ho conosciuto Francesco per aver frequentato spesso, con i miei amici di Milano Azzurra, uno dei suoi locali milanesi,

devo dire che è una persona di una sensibilità assoluta e di una carica enorme, capace di raggiungere gli obiettivi della vita a costo di privare se stesso di tutto”.

Raccontaci gli eventi che hanno caratterizzato questa storia: “D’improvviso ci siamo trovati, già alla fine del 2019, a sentir parlare di Covid-19”.

“Come tutte le altre strutture ospedaliere non eravamo affatto preparati, ne con le attrezzature, ne con i presidi medico-scientifici”.

“Alla fine però, assaliti dalle circostanze e dalle persone che si ammalavano gravemente, con sintomi

del tutto nuovi agli operatori, abbiamo trovato il modo di convivere con la pandemia e con la giusta mentalità per affrontarla”.

“Ricordo che non avevamo posti disponibili in ospedale e d’improvviso il centro sportivo che avevo voluto con tutto me stesso,

è stato trasformato in due terapie intensive per l’accoglienza e la cura di malati gravi da Covid-19″.

“Questo ha comportato l’accoglienza di un numero elevato di persone che di fatto hanno invaso ogni angolo del San Raffaele e della tensostruttura”.

“E’ stato  in questo preciso istante che ho ricevuto una telefonata…era Francesco. Mi ha chiesto se poteva omaggiarci delle sue prelibatezze, giacchè era partita la sua personalissima gara di solidarietà: distribuiva gratis le sue pizze a tutto il personale sanitario”.

“Mi chiedeva di continuo com’era la situazione, la gente come stava, se noi operatori ce la facevamo”.

“Io nel frattempo avevo chiesto all’Ufficio infermieristico del San Raffaele di essere trasferito, per l’emergenza, in una delle due tensostrutture, il “Pallaria 1”.

Chiesi a Francesco: “Perchè fai questo”. Lui mi rispose: “Io sono napoletano come te e nel mio cuore vive la gioia e la sofferenza, il piacere ed il dolore, la forza e lo scoramento e oggi credo che tutti noi, che abbiamo qualcosa da dare, dobbiamo farlo”.

“Tu, Roberto, hai scelto di svolgere il tuo lavoro dove c’è più bisogno, per aiutare la gente contagiata dal Covid, per lenire le loro sofferenze”.

“Io invece sono un ristoratore e a voi che siete tanto impegnati durante la giornata, offro gratis la mia produzione”.

“Ognuno nella vita percorre la strada che gli si apre davanti con la forza dello spirito e con il senso della propria umanità”.

“Ho continuato il mio lavoro di OSS nella tensostruttura per tutta la durata dell’emergenza, fino alla sua chiusura, Francesco il suo lavoro ed il suo impegno sociale, allargando a quasi tutti gli ospedali milanesi la consegna gratis delle pizze al personale sanitario”.

“Poco tempo fa ho però ricevuto una telefonata da Francesco che mi chiedeva informazioni sulla pandemia, sul contagio”.

“Ho scoperto che Francesco si è ammalato di Covid- 19 ed è ricoverato al Policlinico e la cosa che più mi addolora

è che la sua richiesta non potrò evaderla, non potrò dare all’amico una speranza, uno spiraglio per esaudire il suo desiderio di essere ricoverato qui da me al San Raffaele. E’ un dolore enorme”.

“Allora dico a chi non crede in questa malattia di ricredersi, è subdola, infame, si evolve in maniera diversa a seconda dell’individuo, ma quando colpisce, se non aggredita nel modo giusto, uccide”.

“Ci sono i negazionisti, coloro che non credono a tutto questo, io rispetto le loro idee e le opinioni diverse, però non coinvolgano con le loro tesi altre persone perchè rischiano di portarle sull’orlo della morte”.

“A tutti invece dico che questa pandemia sta distruggendo il tessuto sociale, politico del nostro paese, le nostre menti”.

“Dobbiamo reagire, dobbiamo combattere nella speranza che in futuro arrivi il vaccino per noi stessi, per i nostri cari, per tutti”.

“A Francesco dico che prima o poi torneremo nei suoi locali a pranzare e cenare insieme e ci saremo davvero tutti a dare una mano alla nostra economia, ai ristoratori affinchè le loro attività non chiudano”.

“Le nostre speranze sono integre come la nostra voglia di ritrovare bella e suadente l’Italia, la nostra Patria”.

Grazie Roberto la tua testimonianza ci ha arricchito. Grazie Franceso Iocco.

Per iscriversi al gruppo “La grande Famiglia del San Raffaele” copiare e incollare il link nel browser.

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