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Atalanta-Napoli. Ovvero, Mazzarri e Gasperini come Jagger e McCartney

Bergamo sarà il primo step della “maratona” che attende il tecnico toscano

Atalanta-Napoli. Se non altro è ritornato l’entusiasmo in città. L’avvento di Walter Mazzarri sulla panchina dei partenopei, infatti, ha donato nuova linfa ai sogni di gloria dei tifosi azzurri. Va da sé, naturalmente, che un primo bilancio sulla gestione del tecnico di San Vincenzo potrà essere tratto solo dopo il suo primo ciclo di gare da allenatore dei campioni d’Italia. Anche perché, ad oggi – causa impegni con le nazionali – Mazzarri ha iniziato a familiarizzare, giocoforza, con una piccolissima parte dei calciatori che compongono la rosa del Napoli. Ci sarà tempo. Bergamo, in verità, rappresenta il primo step di un cammino che si preannuncia piuttosto in salita per l’ex tecnico di Cagliari e Torino. Se non si tratta della maratona di New York, poco ci manca.

Dopo la sfida con gli orobici, infatti, Di Lorenzo e compagni dovranno vedersela, in rigoroso ordine cronologico, contro Real, Inter e Juventus. Un vero e proprio battesimo di fuoco. Non solo. Quello di sabato prossimo allo “Gewiss Stadium” sarà anche il match fra due allenatori – Mazzarri e Gasperini – che si “amano” come si amavano i Beatles ed i Rolling Stones nei favolosi Anni Sessanta. Scegliete voi a chi affidare il ruolo di Mick Jagger e a chi quello di Paul McCartney. È prematuro parlarne, ma vi è molta curiosità pure sulla formazione che andrà a schierare in campo il tecnico toscano. Tuttavia, a meno di clamorosi stravolgimenti tattici, Mazzarri dovrebbe affidarsi ad un 4-3-3 di Spallettiana memoria. O, almeno, ben lontano dall’undici sgangherato con cui Garcia si è autoesonerato in occasione della sconfitta rimediata contro l’Empoli.

In questo momento, a neanche dieci giorni dal suo insediamento sulla panchina azzurra, è già tanto aver iniziato a tirare giù quel velo di rassegnata malinconia che attanagliava Napoli nei lost days trascorsi col Rudi francese al timone della compagine azzurra. Non ce ne voglia l’allenatore transalpino ma, ormai, finanche le sue conferenze stampa erano diventate una gara di arrampicamento sugli specchi alquanto tediosa. Mazzarri, tra l’altro, nei giorni scorsi si è intrattenuto in una lunga chiacchierata con Victor Osimhen. Del resto, una delle peculiarità del Walterone toscano, è sempre stata quella di entrare nella testa dei suoi calciatori, soprattutto di quelli più rappresentativi, come il jingle contagioso di uno slogan pubblicitario. Basti pensare al capolavoro compiuto con Edinson Cavani negli anni trascorsi insieme all’ombra del Vesuvio. Sì. Perché l’ex attaccante del Palermo è diventato “il matador” (anche) grazie alla lungimiranza del tecnico di San Vincenzo.

Il suo primo Napoli era una squadra che non mollava mai, figlia di una città vogliosa di riscatto dopo gli anni dell’oblio e delle trasferte a Martina Franca. Quella attuale, invece, è una Napoli che, forte del tricolore sul petto, si sente una sorta di Wimbledon del Calcio. Imborghesita al massimo. Magari, l’arrivo di Mazzarri, oltre al già citato entusiasmo, riuscirà a portare in dote pure un po’ di sana umiltà alla Jannik Sinner. Come sempre, l’ultima parola spetterà al terreno di gioco. E quello di Bergamo sarà più rovente dell’inferno dantesco.